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552 LIBRO terra; nè finalmente Benvenuto, che ci mette innanzi gli altri titoli di Sordello, ci avrebbe taciuto il più onorevol di tutti. Benchè il marchese Azzo VII d’Este, il conte Ricciardo di S. Bonifacio e il conte Lodovico di lui figliuolo avessero verso questi tempi qualche potere in Mantova, non sembra però che nè essi nè alcun altro ne fosse assoluto signore. Matteo da Correggio n’ebbe poscia il dominio per alcuni anni, come abbiamo dalla Cronaca antica di Parma (ib. vol. 9, p. 785), finchè l’an 1272 Pinamonte de’ Bonacossi di lui nipote, cacciatol da Mantova, se ne fece signore, e in questa famiglia se ne mantenne il dominio fino all’anno 1328, in cui ella ne fu spogliata da Luigi Gonzaga (Chron. Ver. ib. vol. 8, p. 845). Si può dunque concedere come probabile che Sordello per coraggio e per senno ottenesse nome tra’ Mantovani, e quella autorità che hanno in ogni repubblica cotai personaggi; ma ch’egli avesse la signorìa di quella città, non si può asserire, finchè non se ne producano certi argomenti. Finalmente il vedersi Sordello posto da Dante nel numero di coloro che avean finiti i loro giorni con morte violenta, sembra indica ei ch’ei morisse o combattendo in guerra , o in altra maniera ucciso. Piaccia al Cielo che un giorno veggiam la storia di Mantova rischiarata da qualche erudito scrittore, più che non è stata finora dal Platina, dall’Equicola, dall’Agnelli, dal Donesmondi, dal Possevino. Col ricercare diligentemente gli archivii, col diseppellire le antiche Cronache, delle quali parmi impossibile che sia rimasta priva una sì illustre