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TERZO 55I Manlova tornava a Verona, udì la perdita che fatta avea di Padova, e colà accorse per ripararla, se era possibile (ib. p. 304). Lo stesso abbiam dalla Storia del Monaco Padovano (ib. p. 692), il qual pur ci descrive il grande apparecchio che Ezzelino avea fatto per espugnar Mantova, perciocchè ei diceva ch’era questa la sola città che impedivagli il dominio su tutta la Lombardia: ma questo storico ancora altro non narra, se non che Ezzelino diede il guasto a ogni cosa fino alle rive della laguna, e che poscia fu costretto a partirsene, per recarsi al soccorso di Padova. D’allora in poi non troviamo che Ezzelino pensasse all’assedio di Mantova. Tutte le cose adunque che il Platina ci racconta delle prodezze da Sordello in quell’assedio operate, debbonsi rigettar tra le favole. Non è però improbabile che in quel frangente Sordello , uomo guerriero quale egli era, e di ragguardevole condizione, avesse tra le truppe de’ suoi Mantovani qualche autorità e comando. Ma ch’egli fosse signor di Mantova, nè si pruova colf autorità di antichi scrittori, nè è verisimile. Gli storici di questi tempi, che sì minutamente ci nominano i signori non solo delle principali città, ma anche delle castella, non ci avrebbono certamente taciuto, come pure hanno fatto, il nome di un sì ragguardevole principe. Nè Rolandino che vivea allor quando Ezzelino dava il guasto a quel territorio, e che fa menzione di Sordello, come abbiamo veduto , poteva ignorare, nè avrebbe dissimulata tal cosa: nè Dante gli avrebbe fatto dire soltanto: O Mantovano, io son Sordello della tua