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54‘J LIltRO XIV. Ma come è egli possibile che il Platina di tanti errori e di tanti anacronismi empiesse la sua Storia? Egli era pure uom dotto, e nella storia versato, come ci mostra la sua Storia de’ romani Pontefici, che benchè abbia non pochi falli, è ben lungi però dall’essere così ingombra di gravissimi errori, come il passo da noi recato. A scusarlo nella miglior maniera che sia possibile, altro non si può dire, a mio credere, se non ch’egli trascrisse, senza chiamar le cose ad esame, ciò che trovò scritto da altri. In fatti, benchè egli sia, per quanto io sappia, il primo tra gli storici mantovani che abbia scritte tai fole, egli però non ne fu l’inventore. Buonamente Aliprando poeta e cittadino mantovano che al principio del xv secolo scrisse in terza rima una Cronaca, com’egli la intitolò, o, a dir meglio, un favoloso romanzo, per ciò che appartiene a’ tempi antichi, della sua patria , data alla luce dal Muratori (Antiq. Ital. t. 5. p. 1065, ec.), opera in cui non si sa se maggior sia la rozzezza de’ versi, o la semplicità de’ racconti, avea prima del Platina narrate ancora più lungamente tutte le prodezze di Sordello, ma solo fino al suo ritorno in Italia , poichè dell’assedio di Mantova egli non fece motto. Si confronti ciò che ne dice il poeta, con ciò che ne narra lo storico, e si vedrà che questi non ha fatto che recare in prosa e compendiare alquanto la poesia dell’Aliprando, che su questo argomento ha esercitata l’elegante sua musa in dodici ben lunghi capitoli. E forse ancora non fu lo stesso Aliprando il primo ritrovator di tai favole, se è vero, come