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53a libro perciò dobbiain qui favellare colla maggior esattezza che ci sia possibile (*)• E per proceder con ordine, noi verrem prima recando ciò che ne dicono il Nostradamus e il Crescimbeni e il Quadrio; poscia vedremo ciò che ne narrano i recenti storici mantovani; finalmente porremo ad esame ciò che avrem veduto narrarsi da essi con ciò che ne narrano i più antichi e a lui più vicini scrittori. Il Nostradamus (‘) Non vi ha tra’ poeti provenzali alcuno, le ricerche della cui vita siano state così trascurate da M. Millot, quanto quelle di Sordello, benchè pure la celebrità di un tal nome esigesse qualche particolar diligenza. Se si porrà a confronto il poco ch’egli ne dice (t. 2, p. 79) con ciò che noi abbiam procurato di rischiarare , si vedrà chiaramente quanto in questa parte sia stato superficiale l’autor francese, il quale però è degno di lode pel darcene ch’egli ha fatto alcune poesie tradotte. La reale accademia di Mantova ha procurato di eccitare i concittadini di Sordello a fare sulla vita di esso diligenti ricerche , proponendone l’elogio per argomento di concorso ad uno de’ consueti premii. Niuno finora ne è stato giudicato degno. Ma io ho veduto un eloquente ed erudito elogio di questo illustre poeta e non men illustre guerriero, non presentato al concorso, ma letto nell’accademia dal ch. sig. co. Giambattista d’Arco, uno de’ principali ornamenti di quella adunanza, il quale a mia richiesta me ne ha cortesemente trasmessa una copia. Benchè in esso non si producano nuovi monumenti , che invano finora si son ricercati, a illustrazione delle imprese di Sordello, i meriti nondimeno così verso le lettere, come verso la patria di quel celebre uomo vi sono esposti in buon lume. Un nuovo pregio però ha egli attribuito a Sordello sull’autorità di un certo Riccardo da Modigliana, cioè l’aver tradotte tre volte le Storie di Cesare, e due volte quelle di Curzio, e l’aver presentati al Consiglio della sua patria certi suoi scritti sull’arte di difender le piazze.