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5a4 LIBRO VI. Souo essi Bonifacio Calvi genovese, e i Bartolomineo Giorgi veneziano. Del primo narraci il Nostradamus, seguito dal Crescimbeni (p. 81) e dal Quadrio (p. 124), che giovinetto lasciò la patria , e andò alla corte del re Ferrando che regnava in Castiglia, l’anno 1248; che il re il distinse con molti onori e il creò cavaliere; che si accese d’amore per Berlinghiera nipote del re; che scrisse una canzone in tre lingue, cioè nella provenzale, nella spagnuola e nella toscana ad Alfonso re parimente di Castigliapersuadendolo a muovere guerra al re di Navarra e di Aragona. Aggiugne il Nostradamus che, secondo qualche altro scrittore , Bonifacio si recò alla corte di Alfonso, e non già di Ferrando; e che mandato da lui al conte di Provenza, vi ebbe in moglie una damigella della casa de’ conti di Ventimiglia , con cui non visse che poco tempo. Conchiude finalmente dicendo che tutta la felicità di questo poeta non durò che un anno, e che morì verso il tempo suddetto, cioè circa l’anno 1248. Il Nostradamus qui non fa alcuna menzione dell’amicizia ch’egli ebbe con Bartolommeo Giorgi, anzi di questo secondo poeta ei non fa motto nella sua Storia. Ma di lui trovansi alcune notizie in un codice della Vaticana , citato dal Crescimbeni (p. 187) e dall’eruditissimo Foscarini (Letterat, venez. p. 39, nota 98), e ad esse sono conformi quelle che leggonsi nel più recente codice estense (p. 271). Dicesi in essi che il Giorgi fu uomo di senno, e che viaggiando fu preso da’ Genovesi i quali