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TEr.zo 5tg eonoacere il loro ingegno, e nelle lor poesie trovavansi spesso sentimenti vivi e ingegnosi (a), che furon poscia imitati da1 poeti che vennero appresso, così essi erano ancor avuti in gran pregio) e i principi italiani garcggiavan tra ioro nel chiamarli alle lor corti e nel1’onorarli. IV. Dal monumento poc’anzi prodotto veggiamo che il marchese Azzo VII d’Este , che dall’anno t2i5 fino al 1264 hi uno de’ più saggi e più possenti signori d’Italia , godeva di averli sovente alla sua corte , e rendeva lor quell’onore che a’ lor talenti e a’ loro studi credeva doversi (b), dando con ciò a’ gloriosi suoi successori i (a) Non può negarsi che sentimenti vivi e ingegnosi non si trovin talvolta nelle poesie provenzali. Ma io sono ben lungi dal volerle proporre come modello degno d’imitazione. Pochi pensieri volti e rivolti in mille fogge diverse, e. nessuna molto felice, espressioni basse e volgari, nojosa monotonia e insoffribile prolissità, versi duri e difficili, rime strane e stentate, sono le doti che generalmente accompagnano le provenzali poesie. Questo è il carattere delle poesie provenzali che fa un ingegnoso scrittore, l’ab. D. Giovanni Andres (Dell’Orig. ec. d’ogni Letterat. t. 2, p. 50) , a cui certo niuno potrà rimproverare una cieca prevenzione contra Hi esse. (/>) Le frequenti adunanze de’" Provenzali , che si tenevano nelle corti del march. Azzo d’Este e di altri principi italiani, ci fanno conoscere che a questi principi assai più che alla visita fatta dal conte di Provenza all’imperadore Federigo I deesi il fervore con cui si prese a coltivare in Italia la poesia provenzale. A ciò dovette concorrere anche l’imperatore Federigo II, a cui venivano da ogni parte , come altrove osserviamo , trovatori, sonatori, ec. Quindi deesi rigettar come falsa l’opinione proposta già dal Gravina (Delia R ig’on poetica, l. 1, c. 7), poscia avidamente abbracciata c IV. All*» principi ¿taluni lor proiettori.