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PRIMO 33 letteratura saera e. profana, e nella letteratura de' poeti versato assai; e ¡ire.se per tema del suo ragionamento que’ versi d’Ovidio: Leniter ex merito ifuitlquid paliate, tei cintimi est: Quae venit indigne poena, dolenda venit. Quindi adattando queste parole alla presente occasione, persuase al popolo ch essendo Federigo sì cortese signore e sì amante della giustizia, che dopo Carlo Magno niun altro a lui uguale avera retto l’impero, potevasi a ragione doler della Chiesa: che egli non isdegnavasi di protestare al popolo tutto, che se per giusto motivo fosse stato scomunicato, era pronto a sottomettersi in ogni modo al pontefice ma perchè era questa un pena ingiusta, non era perciò a stupire ch’ egli ne facesse querela. Così proseguì Pietro a perorare in favore di Federigo, e ottenne almeno che i Padovani non si sollevassero contro di lui. Non molto dopo trovandosi Azzo Vii, marchese d’Este, al campo di Federigo, e avendo, per un cenno fattogli, sospettato che l’imperadore pensasse a togliergli la vita, ritirossi tosto in un castello. Federigo, a cui premeva di non averlo nimico, inviò a lui Pietro, dalla cui eloquenza si promettea ogni cosa, perchè lo allettasse a tornare. Ma questa volta ei non fu abbastanza efficace; e il marchese si stette fermo nella sua risoluzione (ib. c. 13). Nello stesso anno per ultimo Pietro recatosi a Verona, vi ricevette il giuramento di fedeltà che quel popolo prestò a Federigo e a Corrado di lui figliuolo (Cron. Ver. ad an. 1 a3j), Script. rer. ital. vol. 8). Più altre TlRABOSCiU, Voi. IV. 3