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5l8 LIBRO Aggiungasi. che le lor poesie eran comuneniente d1 amore; ed essi o il fossero, o nol fossero, dovean mostrarsi innamorati, parlare dell’oggetto da essi amato, e rammentare, o fingere le prodezze per esso operate. E quindi forse ebbero origine quelle sì strane e sì romanzesche vicende che leggiamo nelle lor \ ite scritte dal Nostradamus, e buonamente adottate dal Crescimbeni e dal Quadrio, ove non veggiam altro che lunghi pellegrinaggi per amore intrapresi, duelli per amor sostenuti, erbe, beveraggi , veleni, e per fin demoni adoperati per ismorzare o per accendere amore, disperazioni e morti per ultimo cagionate da amore; talchè par che costoro altra occupazion non avessero che amare e cantare, e amando e cantando impazzire. Io credo che non andrebbe lungi dal vero chi credesse che cotali pazzie fossero da’ provenzali poeti immaginate, o finte per destar maraviglia co’ loro versi, e per superare in fama i loro rivali, mostrando di superarli in impeto e in forza d’amore; talché fosse creduto miglior poeta non sol chi facesse versi migliori, ma ancora chi narrasse di se medesimo più strane vicende. Le quali cose, che altra esistenza non avean avuta mai che nella poetica lor fantasia, poteron credersi da alcuni veramente avvenute, e riputarsi degne che se ne tramandasse a’ posteri la memoria. Or poeti che in tal maniera e di tal argomento rimavano, come dovean essere di trastullo a chi gli udiva, così non è maraviglia che il nome ne ricevessero di giullari. Come però fra le loro pazzie essi davano ancora a