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Trv/.o 513 basti l’avere accennato presso chi se ne possan trovare più copiose notizie. Soio parali di 11011 do ver ommettere senza esame una proposizione del Fontanini, il quale afferma che gl’italiani scrissero prima nella lingua francese che nelI* italiana (l. cit. c. 8). Se egli ci avesse arrecati esempj antichi di scrittori italiani che usata avesser tal lingua , potrebbesi dire che in qualche modo provata avesse la sua opinione. Ma tutti quelli ch’ei reca, son posteriori alla metà del secolo XIII. Vorrà egli dunque persuaderci che prima d’allora non si scrivesse in lingua italiana? Egli conosceva pure il passo di Dante, da noi altrove citato, e allegato da lui medesimo (l. 2,c. 8), in cui afferma che a’ suoi tempi, cioè al fine del secolo XIII, non v’erano cose scritte in volgare oltre a centocinquant’anni , cioè che ve n’avea fin dalla metà a un di presso del secolo XII. Egli conosceva pure i poeti italiani che fiorirono prima della metà del secolo XIII, Pier dalle Vigne, Federigo II, Enzo di lui figliuolo (ib), e più altri, de’ quali a suo luogo ragioneremo. Come potè egli dunque asserire che gl’italiani scrivendo avean usata la lingua francese prima che l’italiana? E lasciando stare i poeti, Matteo Spinello cominciò a scrivere italianamente la sua Cronaca l’anno 1247 e Ricordano Malespini anche in più colto linguaggio non molto dopo, e forse ancor prima dello Spinello, scrisse la sua, come nell’ultimo capo del precedente libro abbiam dimostrato. Quindi forse non senza ragione V- v’ scrisse il marcii. Ma Rei, parlando di questa singolare opinione del Fontanini (l. c\ p. u è): ilRABOSC.M, J ni. lJr. 33