Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/533

5 I 2 LIBRO all’anno 127$, scritta, o, a meglio dire, traslatata da antiche Cronache latine in lingua francese da maestro Martin da Canale, il quale nell’introduzione di essa, recando il motivo per cui abbiala scritta in francese, dice: parce que lengue Franceise cort parmi le Monde, et est la plus deli tulle a lire et a oir, que nulle autre. Il Fontanini tra gli encomiatori della lingua francese sopra la italiana annovera ancor Dante (l. cit. c. 10). Ma il march. Maffei, censor severissimo di quell’opera, lo ha su ciò confutato con evidenza (Osservaz. lett. t. 2, p. 117), mostrando che le lodi di cui Dante onora la lingua francese, sono da lui recate solo quai vanti di cui essa crede di essere adorna; ma che ove egli entra a porre il confronto la lingua stessa colla italiana, assai lungamente si stende a provare la preferenza che in questa si dee sopra quella (Convivio c. 10). Io mi terrò lungi da questo esame, poichè troppo odiosi son sempre cotai confronti, e ogni lingua ha vezzi e bellezze tutte sue proprie, di cui può essere paga senza venire a contrasto colle altre. VI. Oltre quelli de’ quali abbiam poc’anzi parlato, il Fontanini e il Mehus annoverano alcuni altri Italiani di questi tempi che scrissero in lingua francese; e il secondo nomina singolarmente (l. cit.) un maestro Guglielmo domenicano in Firenze, autore sconosciuto a’ PP. Quetif ed Echard, il quale avendo composto in latino un libro delle Virtù e de’ Vizii, ad istanza di Filippo detto l’Ardito re di Francia l’anno 1279 il traslatò in lingua francese. Ma di questo e di altri somiglianti scrittori