Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/493

47^ I.IBRO pubblicata la prefazione indirizzata allo stesso Arrigo (De Bibl. Caesar. l. 2, c. 8), di cui loda molto il sapere e l’erudizione. Sarebbe cosa assai vantaggiosa, come riflette il Muratori, se, lasciate in disparte le antiche genealogie tessute, Dio sa in qual modo, da Goffredo, se ne pubblicasse sol quella parte che tratta de’ principi di tempo a lui più vicini. III. Quasi al medesimo tempo una somigliante Cronaca generale scrisse Sicardo vescovo di Cremona. Di lui abbiam già fatta menzione nel capo precedente ove abbiam parlato dell’opera su’ sacri Canoni da lui composta, e delle congetture , sulle quali il P. Sarti crede probabile ch’ei fosse professore di essi in Bologna. Egli stesso nella sua Cronaca ci racconta (Script. rer. ital. vol. 2, p. C >3) che ebbe gli ordini, cioè, quanto sembra, i minori da Offredo vescovo di Cremona verso l’anno 1179; che l’anno 1183 dal pontefice Lucio III fu ordinato suddiacono (ib. p. 603); e che quindi a due anni fu consecrato vescovo di Cremona (ib.). Aveano allora i vescovi nella maggior parte delle città italiane e di Lombardia singolarmente una cotale autorità che rassomigliava a dominio; e non e perciò maraviglia che veggiamo Sicardo occupato in gravi e politici affari a vantaggio della sua patria, che da lui stesso si annoverano. L’anno 1186 Federigo I sdegnato contro de’ Cremonesi, atterrò un loro castello, detto di Manfredi. Ma Sicardo così efficacemente adoperossi presso l’imperadore, che ottenne a’ suoi concittadini la pace (ib.). Quindi a loro istanza andossene l’anno seguente