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SECONDO 4°3 il re; nè sembra verisimile, come osserva il P. Sarti (p. 178), ciò che il Panciroli ed altri prima di lui raccontano dell’inganno da Francesco ordito per deludere i Bolognesi che il voleano ritenere. Edoardo lo ebbe sempre carissimo , e due volte inviollo suo procuratore in Francia a una solenne assemblea adunata dal re Filippo, e un’altra volta al pontefice Niccolò III per la elezione del vescovo di Cantorberì. Poichè Francesco ebbe passati otto anni nella corte di Edoardo, ottenne di tornarsene in patria, ov’egli si restituì al fine dell’anno 1281, o al principio dei seguente, onorato dal re di uno splendido donativo di 400 marche sterline, e di una annuale pensione di altre 40 marche. E benchè per le fazioni onde era allora divisa Bologna, gli Accorsi fossero stati esiliati, Francesco nondimeno fu ricevuto nella sua patria, e solo si volle ch’ei dichiarasse di rinunciare alla parte de’ Lambertacci. Così egli visse onorevolmente in Bologna fino all’anno 1293 in cui morì, come il P. Sarti ha provato con sicuri monumenti (p. 181), e fu sepolto nel sepolcro medesimo di suo padre. Dante lo ha dannato all’inferno per troppo sozzo delitto Inf, c. 15), di cui però giova il credere che contra ragione ei fosse dall’altrui invidia gravato. Ma almeno convien confessare ch’ei non fu troppo nimico dell’interesse, come raccogliesi da un Breve di Niccolò IV, a cui egli, tocco dalla coscienza, ricorse un anno innanzi alla morte. Esso è stato pubblicato dal P. Sarti (pars 2, p. 96), presso cui ancora si può vedere ciò che appartiene all’opere da lui scritte pars 1, p. 184)- Cervotto