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SECONDO ^OI fingendosi infermo, e con tal pretesto cessando dalla sua scuola, si affrettò a compirlo. Egli ebbe il piacere di veder la sua Chiosa ricevuta con sommo applauso; per essa aver fine le non poche contese che finallora eran durate sull’interpretazion delle leggi; ed essa venir da tutti considerata come la seconda regola del civile diritto, sicchè, ove non parlavano o dove erano oscure le leggi, dovesse udirsi e seguirsi la chiosa. Nè è però che fosse di ciò pubblicato alcun decreto imperiale; ma il vantaggio che si trovava nell’usar la Chiosa d’Accorso, e l’autorità e la stima di cui in tutta Europa godeva l’università di Bologna, le conciliò quest’onore, in cui essa si mantenne costantemente quasi per lo spazio di trecent’anni; quando l’immortale Alciati, e i grandi uomini che gli son poscia venuti dietro, avendo gittata una troppo più chiara luce su tutta la giurisprudenza, la Chiosa cadde in dimenticanza, e non fu considerata che come un avanzo dell’antica barbarie. Ciò non ostante anche a’ nostri tempi non manca chi ne parla con molta lode, e oltre a molti scrittori citati dal P. Sarti (p. 140, ec.), anche Cristiano Tommasio afferma ch’ella dee aversi in grandissimo pregio, e allega altri autori c!ie ne favellano con sommo onore (Bibl selectiss. Juris, p. 78). Pari alla stima di cui egli godeva, furono le ricchezze da lui raccolte, e ne erano contrassegno., fin da quando egli vivea, e l’ampio palazzo in cui abitava, posto ove ora è quello del Cardinal legato, e una deliziosa villa che avea nella campagna. Intorno all’anno in cui Accorso finì di vivere, discordano TmA.110san, Voi. IV. 26