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400 LIBRO Benevento; e prese poscia a tenerne scuola egli stesso, nel qual impiego egli era certamente fin dall’anno 1220. Alla fatica scolastica ei congiunse quella maggiore assai d’interpretare scrivendo le leggi; e intraprese un’opera la cui sola idea avrebbe atterrito il più coraggioso giureconsulto. Molti di que’ che l’aveano preceduto, avean chiosate le leggi, e il Diplovatacio li calcola almeno fino a trenta. Ma queste chiose erano non solo l’una dall’altra diverse, ma spesso ancora contrarie. Qual noja e qual imbarazzo agli studiosi della giurisprudenza doveva ciò arrecare? Svolgere tanti volumi, esaminare tante opinioni, veder discordi tra loro i maestri, nè sapere a qual partito appigliarsi. Accorso con un’incredibil fatica raccolte tutte le chiose che finallora eransi pubblicate su tutti i Libri del Corpo delle Leggi, e confrontatele insieme con diligenza, ne scelse quelle che gli parver migliori, e aggiungendo le sue, ove credette opportuno, formò una sola chiosa uniforme, coerente e seguita, e rendette con ciò inutili le altre tutte. Egli ebbe però l’avvertenza, come il P. Sarti afferma provarsi da’ codici più antichi, di aggiugnere il suo nome a quelle ch’ei riconosceva per sue, e di lasciar senza nome le altrui, o d’indicarne gli autori; il che poscia da’ susseguenti copisti essendosi trascurato, ne è venuta la confusione e l’oscurità che talvolta incontrasi nella chiosa. Benvenuto da Imola ci racconta (Exposit. in Dante t. 1 Antiq. Ital. p. 1063) che Accorso avendo avuto sentore che Odofredo al tempo medesimo erasi accinto a un somigliante lavoro, si chiuse in casa, e