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PRIMO ig del civile stato d’Italia, se non quanto è necessario a meglio comprender lo stato dell’italiana letteratura. Il dominio ecclesiastico finalmente fu anch’esso esposto a rivoluzioni e a cambiamenti non piccioli, di cui furon cagione e le dissensioni tra'l sacerdozio e l’impero, e la parte che i pontefici presero nelle guerre de’ re di Sicilia, e i frequenti tumulti che si sollevarono in Roma, e che diedero poscia occasione alla traslazion della sede in Avignone su’ principii del secolo xiv. Ma di molti de’ pontefici di questa età dovrem ragionare più in particolare nel capo seguente. XI. Tal fu la condizion dcllTtalia dagli ultimi anni del secolo XII sino al compimento delxm; secolo pieno di tumulti e di sconvolgimenti grandissimi, in cui non vi ebbe quasi città che non fosse soggetta a gravi sventure, e che non vedesse entro le sue proprie mura spettacoli degni di orrore e di compassione. In mezzo a un sì universale scompiglio, chi non crederebbe che le scienze e le arti non si giacessero interamente dimenticate? E nondimeno la loro sorte non fu così infelice, come sembrava doversi aspettare. Tra’ sovrani ch’ ebbero signoria ed imperio in Italia, molti ve n’ebbe che avean in pregio le lettere molti ancora che l’aveano coltivate, e che fra le ardue cure de’pubblici affari non si sdegnavano di volgere ad esse qualche pensiero, e di fomentarle col loro favore e colla loro munificenza. Si vider anche in tempi sì procellosi aprirsi nuove pubbliche scuole, accogliersi benignamente da’ principi i poeti ed altri uomini dotti, ricompensarsi le erudite loro