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fede alBonatti, da cui abbiamo udito narrarsi che Giovanni, poichè ebbe per lo spazio quasi di un anno riempiuta del suo nome l’Italia tutta, si giacque poi dimenticato interamente e negletto. I PP. Quetif ed Echard (l. cit.) cercano di difender Giovanni dalla taccia d’uomo ambizioso nell’arrogarsi il governo della città, allegando altri somiglianti esempi di questi tempi medesimi, come di Gherardo da Modena dell’Ordine de’ Minori, che dicesi essere stato podestà in Parma, e che da molti si onora col titolo di Beato. Ma questi adoperossi bensì con sommo zelo ad estinguere in Parma il fuoco delle guerre civili in quest’anno medesimo (Chron. Parm. Script. rer. ital. vol. 9, p. 766), ed ebbe anche da’ Parmigiani il governo assoluto della loro patria , e il titolo ancora di podestà; ma questi onori non furono da lui cercati , e solo lasciossi dalle lor preghiere condurre a riceverli. E può esser degno di lode dii accett 1 quasi suo malgrado un onore, quando vengagli conferito j ma sarà sempre degno di biasimo un uom claustrale che cerchi per se medesimo quelle dignità che al suo stato troppo mal si convengono. Nè io credo che un tal fatto torni in alcun disonore del chiarissimo Ordine de’ Predicatori troppo adorno di mille pregi d’ogni maniera, perchè dall’errore di un suo alunno possa rimanere offuscato. X. L’anonimo autore della Vita del conte di S. Bonifacio (Script. Rel. Ital. vol. 8, p. 128), che delle sinistre vicende accadute a F. Giovanni non parla punto, racconta che l’anno seguente essendosi di nuovo rotta la pace tra v. «Se fona altrove adoperato in iomglianli affati.