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366 LIBRO che ei fosse fatto cittadin di Bologna, ed egli potè usarle solo a mostrare che considerava ed amava quella città come sua patria. Forse la deputazione de’ Bolognesi al capitolo generale era rivolta ad allontanare il pericolo che soprastava, della partenza di quest’uomo apostolico, e che avvenne poscia di fatto, come abbiam veduto narrarsi nell’antica Cronaca bolognese, a’ 28 di maggio di quest’anno medesimo. Perciocchè il pontefice Gregorio IX, udite avendo per fama le cose maravigliose da Giovanni operate, a’ 28 di aprile gli scrisse un Breve, pubblicato in parte dal Rinaldi (Ann. eccl. ad an. 1233, n. 35), nel quale dopo essersi con lui rallegrato di si felici successi che Dio avea conceduti alle fatiche da lui intraprese, gli pone innanzi l’infelicissimo stato de’ Fiorentini e de’ Sanesi che per le ostinate loro vicendevoli guerre venivansi distruggendo miseramente; e benchè egli gli dica che non vuole usar di comando con uno che dallo spirito di Dio è condotto, il prega nondimeno che, quando Dio gliene spiri il pensiero, si trasporti a quelle città, e procuri, conducendole alla pace, d’impedirne la totale rovina. Altre lettere accenna il Rinaldi da Gregorio scritte e a’ Bolognesi perchè non si opponessero al partir di Giovanni, e a’ vescovi e alle città per cui egli dovea passare, perchè nol rattenessero suo malgrado, minacciando altrimenti i più severi gastighi. Il Muratori afferma (Ann. d’Ital, ad an. 1233) che Giovanni andò veramente in Toscana, ma che nulla potè ottenere. Io non trovo che ciò si narri da alcun