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364 LIBRO tal carattere e che in tal maniera deride i miracoli, non sembrami testimonio troppo autorevole a provarne l’insussistenza. Per ciò poi che appartiene al Bonatti, egli è a riflettere che questi ancora non può aversi in concetto di scrittore imparziale. Nel passo da noi ora recato , ei non ci dà indicio alcuno di animo già prevenuto contro Giovanni. Ma altrove scuopre abbastanza per qual motivo ei gli fosse tanto nimico. Giovanni biasimava e impugnava l’astrologia giudiciaria; e se egli avesse ottenuta in ciò fede dai popoli, il Bonatti avrebbe perduta ogni autorità, e la sorgente di sue ricchezze sarebbesi dissecata per sempre. Fuerunt, dic’egli (p. 18), quidam insipientesfatui, quorum unus fuit ille Joanncs l icentinus hypocrita de Ordine Praedicatorum, qui dixerunt, quod Astrologia non erat ars neque scientia. Qual maraviglia dunque che tanto inveisse il Bonatti contro di un uomo da cui egli avea temuta la sua rovina? Quindi se la prevenzion favorevole potè condurre il popolo a veder que’ miracoli che Giovanni non avea mai operati, non potè ella egualmente la prevenzione contraria condurre il Bonatti a non veder quelli ch’egli avea palesemente operati? Io però non ardisco di diffinir cosa alcuna) e come parmi che Buoncompagno e il Bonatti, e le espressioni equivoche di F. Salimbene non bastino a provare che Giovanni da Vicenza non fosse operator di prodigi, così non parmi che tali testimonianze vi siano a provarne la verità, che si possan credere con sicurezza di non andare ingannato. Ma o veri o falsi essi fossero,