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XIII. Suo testamento , sua morte e sue opere. 330 LIBRO Pietro il1 Abano medico illustre che fiorì singolarmente al principio del secolo seguente, di cui perciò ci riserberemo a parlare in altro tomo. Xlii. Non può negarsi però, che grandi non fossero le ricchezze da Taddeo raccolte coll’esercizio della sua arte. E ne abbiamo una prova troppo più certa che non l’autorità di qualunque scrittore nell’ultimo testamento da lui fatto in Bologna l’anno i2»)3, e pubblicato dalP. Sarti (pars 2, 155), in cui, fra le altre disposizioni, egli ordina che diecimila lire bolognesi s’impieghino in diverse opere pie ch’egli poi spiega partitamente; tra le quali due son degne di special ricordanza; cioè duemila cinquecento lire da impiegarsi nel comperar beni a vantaggio de’ poveri vergognosi; e gli alimenti da pagarsi ad un religioso dell’Ordine dei Minori, che andasse allo studio della teologia in Parigi, e vi stesse fino ad averlo compito, e a cui poscia ne succedesse un altro di mano in mano. Morì Taddeo, come provasi dal P. Sarti (pars i, 4/2)j e come ancor si asserisce da Ricobaldo ferrarese (l. cit.) e dall’autore degli antichi Annali di Cesena (Script. rer. ital. vol. 14. p. 1112) l’anno 1295; e Benvenuto da Imola aggiugne (l. cit.) che morì all’improvviso, e che fu sepolto in Bologna innanzi alla porta de’ Minori in un bel sepolcro di marmo, di cui però non rimane ora vestigio alcuno. Più altre notizie intorno a Taddeo si posson leggere presso il P. Sarti, il quale ancora esattamente ragiona delle opere mediche da lui composte, altre stampate, e sono singolarmente comenti sugli