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XXXVIII. Scarso numero de’ professori di fi’osoGa iu Bq-. lugpa. 3oG LIBRO furon tradotti in lingua italiana, come si scuopre da parecchi codici che si citano dal conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1, par 1, art Albertano), in alcuni de’ quali vi ha qualche diversità nell’assegnar l’anno in cui il secondo e il terzo trattato scritti furono da Albertano. Da questo Scrittore non convien certo aspettarci nè metodo di discorso, nè forza di raziocinio , nè precisione d’idee. Ei non fa quasi altro che accozzare insieme i delti della sacra Scrittura e di molti autori sacri e profani sull’argomento di cui ragiona; e a’ tempi in cui egli vivea , non è piccola lode che potesse far tanto. Di qualche altra sua operetta e di alcuni sermoni inediti da lui scritti veggansi i due sopraccitati scrittori, l’Oudin e il eonteMazzucchelli.il quale avverte, recando l’autorità del Cardinal Querini, che il Crescimbeni e il Quario hanno affermato trovarsi ancora di lui alcune poesie italiane nella Biblioteca Strozzi alia; ma che ogni possibile diligenza fatta per rinvenirle era stata inutile. XXXVII1. Questi furon coloro che del lor sapere in filosofia ci lasciaron monumenti nelle loro opere. Alcuni altri ve n’ebbe de’ quali è a credere che fossero ne’ medesimi studi ben istruiti, perchè furon trascelti a tenerne pubblica scuola; ma che non ci han tramandato alcun testimonio della loro erudizione. I professori dell’università di Bologna dovrebbon qui aver luogo. Essi dovean certo goder di gran nome, poichè Federigo li li trascelsc fra tutti per inviar loro le opere d’Aristotele, come sopra si è detto. E pare perciò che belle e