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SECONDO 2()9 in quella dell* Escurial, de’ quali abbiamo avuto di fresco un ampio Catalogo scritto con esattezza e con erudizione non ordinaria, e stampato con regia magnificenza; questi codici, dico, ci fan conoscere con quanto ardore si coltivassero da quella nazione ne’ bassi secoli gli studi d’ogni maniera; e benchè molte cose in essi s’incontrino superstiziose e puerili, vi si veggono ancor nondimeno cognizioni e scoperte pregevoli assai. Quindi mi sembra che possiamo non senza ragione sospettare ch’essi giungessero prima d’ogni altra nazione a scoprire la proprietà dell’ago calamitato. Le lunghe navigazioni ch’essi intraprendevano spesso, e a cui davano occasione gli ampj dominii che aveano in ogni parte, poterono facilmente condurli a questa scoperta. Le voci Zoron e Aphron, che si adducono da Alberto Magno, come usate da Aristotele, non son certamente nè latine nè greche } dunque nè latino nè greco era il libro da cui erano tratte (*). In qual altra lingua poteva dunque essere scritto, se non nell’arabica? poichè queste tre sole erano allora le lingue in cui i libri filosofici si potean leggere. Or se esse son voci arabiche, o almen dagli Arabi usate, non è egli questo indicio che dagli Arabi appunto fossero state fatte le osservazioni che a quelle voci dieder l’origine? Queste non sono che (*) Ilo detto che la voce Àphroti non è parola greca, e ho voluto dire in quel senso «li cui qui si ragiona, cioè polo meridionale. Perciò io non credo che alcuno possa qui oppormi la parola Atpoìt che significa spuma, e che nulla ha di comune con ciò di die nel detto luogo si tratta.