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29G libro Haec gens est totum prope nobilitata per orbem, Et mercanda ferens, et amans mereata referre. Script. rer. ital. vol. 5, p 267. Questo sì vasto e sì universale commercio degli Amalfitani, queste loro sì lunghe e sì ardite navigazioni, e singolarmente questa perizia de’ lor nocchieri nel misurare le vie del mare e del cielo, sembrano indicarci che fosse ad essi nota la bussola, senza cui non pare possibile ch’essi osassero tanto. Ciò non ostante, io credo che non sia questa una troppo sicura prova. Anche di alcuni popoli antichi, come de’ Tirii, de’ Sidonii, de’ Fenicii e di altri, sappiamo che intrapresero lunghe navigazioni, e di essi ancora si sarebbon potute usare l’espressioni medesime che veggiamo usarsi riguardo agli Amalfitani. E nondimeno di essi sappiamo che non conobber la bussola. Se dunque le navigazioni di quei popoli antichi non bastano a provarci ch’essi facesser uso di questo strumento, perchè ci basteranno quelle de’ cittadini di Amalfi a provare che ne usassero essi? L’altro argomento è quello che arrecasi dal Brenemanno (Diss. de Rep. Amalph. n. 22 ad calcem Hist Pandect.), e da altri, cioè che la città e forse tutto il ducato di Amalfi ha per suo stemma la bussola. E certo se si potesse provare che gli Amalfitani avessero questo stemma fin da’ tempi più antichi, sarebbe questo un non leggero argomento a favor della lor tradizione. Ma come si prova ciò? Chi sa dirci quando abbiano essi cominciato ad averlo? E se esso fosse posteriore a’ primi scrittori del secolo xv, che concederono loro il vanto di una tale scoperta,