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390 LIBRO della Nubia, citati dal P. Fournier (Hydrogr. L 11, c. 9), e un cotal Pietro Pellegrino citato dal P. Cabeo (Philos. magnetica, l. 1, c. 6), di cui però dice che il credea vissuto sol due o tre secoli innanzi, cioè nel xv, o xvi secolo, e altri cotali autori o più incerti di età, o più oscuri di nome, o di cui non abbastanza si prova che abbian parlato dell’ago calamitato. Le più antiche certe testimonianze che noi ne abbiamo, sono del secolo XIII. E il più antico di tutti, ch’io sappia, è il cardinale Jacopo di Vitry, che finì di vivere l’anno 1^44 Dudia de Script. eccL t. 3, p. 46)- Ecco com’ei ne ragiona: A da mas in India reperitur.... Ferrum occulta quadam natura ad se trahit. Acus ferrea postquam adamantem contigerit, ad stellam septentrionalem.... semper convertitur, unde valde necessarius est navigantibus in mari (De Hist. Hierosol. c. 89). Si direbbe che il cardinale di Vitry non fosse troppo bene versato nella storia naturale, poichè attribuisce al diamante ciò che è proprio della calamita. Ma noi vedremo fra poco in un passo di’ Brunetto Latini, che a questi tempi davasi alla calamita il nome ancora di diamante; anzi da questo passo e da un altro che or ora riferiremo, di Vincenzo di Beauvais , raccogliamo che credevasi che la calamita fosse una specie di diamante, perciocchè amendue parlano prima di quel genere di diamante che noi ancora chiamiam con tal nome, e poscia dell’altro che noi diciam calamita. Ma ancorchè il cardinale di Vitry avesse errato, questo errore non toglie che il passo soprallegato non ci faccia