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XXV1IL L? invenzione di em.i n*»n si dee a’ Cinesi. ¿86 nono ciò che vi ha di più maraviglioso nella natura, un uomo, per ultimo, che ci parla della calamita più volte, e descrive leggiadramente (l. 36, c. 16) l’attrarre che essa fa il ferro, ce ri*avrebb’cgli taciuta quest’altra sì ammirabile proprietà, se ne avesse avuta notizia, se ne avesse trovato indicio presso qualche autore? Aggiungasi il silenzio di tutti gli storici e di tutti i poeti mentre ci parlano della navigazione, de’ filosofi tutti e di tutti i naturalisti antichi mentre ci parlano della calamita (giacchè non v’ha chi non sappia che il passo d’Aristotele, ove se ne fa menzione, è tratto da un’opera che certamente gli è supposta, di che diremo tra poco); e poscia si giudichi se sia probabile che di cosa cotanto maravigliosa avesser taciuto gli antichi, se l’avessero conosciuta. Quindi a ragione l’erudito M. Dutens, che per altro si mostra sempre inclinato a favor degli antichi, per ciò che a questo punto appartiene, confessa (Recherches sur l’Origine (des Découvertes, ec. t. 2, p. 34) che non vi è ne’ loro libri alcun passo su cui si possa stabilir chiaramente questa opinione. XXV111. ¡Sulla più probabile è, a mio parere, l’opinione di altri, i quali pensano che l’invenzione della bussola nautica si debba a’ Cinesi, e che da essi sia venuta all’Italia per opera di Marco Polo; opinione a cui più che alle altre mostrasi favorevole il P. abate Trombelli nella citata sua eruditissima dissertazione; benchè egli non al Polo, ma a qualche altro veneto mercatante più antico attribuisca il trasporto della bussola dalla Cina in Italia. E certo, quanto al