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secondo 207 non iipi’egcvolc congettura a dirne comune la patria, o almeno il soggiorno, poichè a quei tempi non era così agevole che le opere, viventi ancora i loro autori , passassero da uno all’altro paese, se gli stessi autori seco non le portavano. Ma finalmente mi è avvenuto di osservare che in un codice della biblioteca di S. Marco in Venezia (Cod. lat Bibl S. Marci p. 141) egli è chiaramente detto tedesco: Jordani de Nemore de Alemania Arithmetica; e noi perciò non abbiamo più alcun diritto ad annoverarlo tra’ nostri. Xn. l)a ciò che abbiam detto finora, si rende evidente che fra tutte le parti della filosofia e della matematica l’astronomia fu quella che sopra le altre fu in questo secolo coltivata. Così gli studiosi di essa si fosser ristretti entro i confini della vera ed utile astronomia. Ma molti passaron tropp’oltre, e, abusando del loro studio , divenner pazzi e superstiziosi seguaci dell’astrologia giudiciaria. E io penso che la colpa se ne dovesse in gran parte a Federigo II. Il Montucla lo annovera tra i fomentatori dell’astronomia (Hist. des Mathém. t. 1, p. 4*8)? nè io gli contrasto tal lode, la quale anzi comprovasi dalle cose che di questo principe abbiam dette in addietro. Ma ciò che afferma il Montucla, cioè che a lui deesi la prima traduzione latina dell’Almagesto di Tolomeo fatta sulla versione arabica, è certamente falso; perciocchè nel tomo precedente si è dimostrato che tal traduzione fu fatta fin da’ tempi di Federigo I da Gherardo cremonese. Forse però una nuova versione ne fece fare Federigo II. e forse fu Tolomeo Tikaboscjìi, Voi. IV. 17