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a4° unno Statuti formati per l’università di Parigi permise il legger f opere appartenenti a dialettica, ma confermò il divieto riguardo a’ libri di fisica e di metafisica; il qual divieto fu ancor mitigato da Gregorio IX l’anno 1231, ordinando che que’ libri si avessero per vietati, finchè non fosser corretti. Di questi divieti, e di queste ed altre somiglianti vicende a cui la dottrina d’Aristotele fu soggetta in Parigi, veggasi f accennato trattato del Launoio che ha eruditamente raccolto quanto a ciò appartiene. Questi divieti non furon mai stesi fino all’Italia; ma furon fatti soltanto all’università di Parigi a cagione degli errori che alcuni di que’ professori vollero sostenere coll’autorità di questo filosofo. Io ne ho dato qui un cenno, sol perchè giovi ad intender meglio ciò che dello stato in cui fu in Italia la filosofia d’Aristotele, dobbiamo or dire.

IV. Abbiamo altrove mostrato che in Bologna e in alcune altre città d’Italia non era del tutto negletto lo studio della filosofia; benchè esso per lo più non passasse oltre la dialettica. Delle opere però d’Aristotele non so’ se si possa trovar memoria tra noi prima de’ tempi di Federigo II. Questo imperadore, di cui vorrei elusi potessero ricordare solo i non piccioli pregi di cui fu adorno, intento a ravvivare in Italia gli studi d’ogni maniera, pensò tra gli altri a quello della filosofia; e rinvenute avendo nella sullaFonte/commento: Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/773 biblioteca alcune opere di Aristotele e di altri antichi filosofi, altre scritte in lingua arabica, altre in lingua greca, commise ad alcuni, che nell’una e nell’altra erano assai periti, di