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SECONDO 2J9 le altre traduzioni che se ne fecero poscia, furono per lo più lavorate non sul testo greco, ma sulle versioni arabiche, questa fu fatta sul testo greco medesimo. Ed è probabile che Jacopo a quest’opera si accingesse quando era in Costantinopoli, o che tornatone portasse seco alcune opere di Aristotele, e poscia le traducesse e le contentasse. ili. Convien dire però, che la traduzione di Jacopo o non molto si divolgasse, o venisse presto a smarrirsi, perciocchè di essa non si trova altra menzione. Nondimeno le opere di Aristotele recate in latino sembra che si leggessero in Francia verso la metà del XII secolo, perciocchè le veggiamo accennate nell’opera di Gualtero priore di S. Vittorio scritta contro di Pier Lombardo e di altri teologi, della quale si è ragionato altrove (t. 3). Più frequente ancora dovette rendersi cotale lettura in Francia verso l’anno 1209, come raccogliesi dalla Vita di Filippo Augusto scritta da Rigordo medico del re medesimo: Legebantur, dic’egli parlando del detto anno, Parisiis libelli quidam (de Aristotele, ut dicebatur, compositi, qui docebant Metaphysicam, delati de novo a Costantinopoli, et a graeco in latinum translati (Ap. Launojum de Aristot. fortuna c. 1). E quindi siegue a narrare che avendo alcuni presa occasione da questi libri di spargere sentenze eretiche, fu fatta legge nel sinodo tenuto quell’anno in Parigi, che l’opere di Aristotele fosser date alle fiamme, e che a niuno fosse lecito in avvenire di farle copiare, di ritenerle, o di leggerle. Poscia l’anno 1215 il cardinale Roberto di Courcon negli