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186 LIBRO stesso, crucici fiera, esclama, che consumi ogni cosa, 1 inferno ti aspetta. Non è egli questo un parlare qual si conviene appunto a un furioso scismatico e seguace dell’antipapa Clemente? Conchiudiam dunque che le profezie su’ romani pontefici attribuite all’abate Gioachimo non sono che un’impostura indegna di formare l’occupazione d’un uom saggio. Nè io mi sarei trattenuto sì lungo tempo a favellar di quest’uomo sì rinomato, se non avessi creduto opportuno il liberarlo dalla taccia che quasi tutti i moderni scrittori gli danno , d’impostore, o almen di fanatico e di visionario. Essi credono per avventura di non poterne giudicar altrimenti, senza esser creduti deboli e superstiziosi. Io non ricuserò di esser creduto tale, quando mi si dimostri l’insussistenza delle ragioni che a difesa di Gioachimo ho finora allegate. XIV. Or venendo agli altri Italiani che nel tempo di cui scriviamo furon celebri pe’ sacri studi da lor coltivati, ci si offron dapprima molti dottissimi professori che l’Italia diede all’università di Parigi. Lanfranco e Anselmo erano stati in Francia i ristoratori degli studi, e singolarmente della teologia. Pier Lombardo avea alla università di Parigi accresciuto gran nome col suo sapere e co’ suoi libri, come nel precedente tomo si è dimostrato. Nel presente secolo ancora veggiamo non pochi Italiani mostrarsi su quel luminoso teatro, e divenire 1’oggetto di ammirazione degli stranieri tra cui viveano. Noi li verremo annoverando partita niente, e ci tratterremo or più or meno nel ragionarne, come richiederan le cose che intorno ad essi dovrem