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1 ’jtì LIBRO veramente infetti di errore. Non molto dopo i tempi di S. Tommaso, Dante parlò di lui, come di vero profeta. Il calavrese abate Gioachimo Di profetico spirito dotato Parad, c. 12, v. 140. Or se gli antichi scrittori che vissero insieme, o non molto dopo Gioachimo, non poterono accordarsi nel formarne il carattere, qual maraviglia che discordin tra loro i moderni? Più dunque che ai loro detti, convien riflettere ai fatti, e ricercare se l’abate Gioachimo abbia fatte mai profezie, e se esse si siano avverate. X. In ciò ancora io non seguirò i moderni scrittori, che non bastano a persuadermi, ma sol gli antichi, che sembrano assai più degni di fede. Ma che dovrem noi dire, se anche nei fatti veggiamo in essi contraddizioni e inveri-» simiglianze grandissime? L’Anonimo vaticano, pubblicato dopo altri dal Muratori, ci narra una leggiadra novella (Script. Rer. ital. vol. 8, p. 778). Arrigo V imperadore essendo andato in Calabria, Gioachimo gli venne innanzi, e gli disse che l’imperadrice Costanza di lui moglie, benchè non se ne fosse ancor avveduta, era incinta, ma che avrebbe partorito un demonio; volendo così indicare Federigo II. Chi non vede in questo racconto la semplicità, o l’impostura del narratore? L’arcivescovo Luca, che vale egli solo assai più che tutti gli altri scrittori insieme, racconta che Costanza avea per Gioachimo un rispetto e una venerazion singolare; e che un giorno avendolo ella fatto chiamare per confessarsegli, l’abate che la vide