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PRIMO l6l parlando di esse dice: Eo siquidem et patrum memoria Genuensium armata classis penetravit (De Vit. Solit. l. 2, sect. 6, c. 3). Io mi maraviglio che gl’Inglesi autori della Storia de’ Viaggi non abbian fatta parola di questa scoperta, e che abbian creduto che le isole Canarie solo nel secolo xv si rendesser note agli Europei. E nondimeno potean leggere in quasi tutti gli storici di quei tempi la solenne, benchè inutile, pompa con cui Clemente VI l’anno 1344 conferì la sovranità di quell’isole al principe Luigi di Spagna, che non potè mai giungerne al possesso (Rainaldi Ann. eccl. ad h. an.; Petra re ha ib. ec.). Egli è dunque evidente che agl’italiani, e specialmente a’ Genovesi, si dee la lode di aver tentata una sì difficile impresa; e non è a stupire che quella città medesima che avea già prodotti uomini di sì raro coraggio , producesse poi anche due secoli appresso il primo e immortale discopritore del nuovo mondo (*). (*) Il sig. ab. Lampillas, che vuole togliere quasi del tutto agl’Italiani la gloria della scoperta del nuovo mondo, si maraviglia che gli scrittori italiani attribuiscano così francamente ai Genovesi questo scoprimento (delle Canarie), mentre appena si trova autore, di quei che ci narrano questi viaggi, il quale faccia menzione de’ Genovesi , e quei pochi che gli nominano , aggiungono ad essi i Catalani, i quali in quei tempi non erano meno famosi dei Genovesi nelle navigazioni (Saggio , par. 2, t. 1, p. 232, ec.). Io m’aspettava ch’ei citasse gli autori da lui qui accennati, e autori che fossero vicini a que’ tempi ne’ quali scoperte furono le Canarie. Ma veggo di’ egli allega sol l’opera intitolata fìlUHOSCHI, Voi. IV.