Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/146

pjumo i a5 fa al nostro proposito, si è che veggiamo che al titolo di molti tra essi si aggiugne la nota ancor del carattere in cui erano scritti, e questa ci mostra quai fossero allora i caratteri più pregiati, e quanto vanamente si ornassero cotai codici. Eccone alcuni fra gli altri: Bibliotheca magna (cioè un corpo della Sacra Scrittura) de littera Parisiensi cooperta pur pura, et ornata fioribus aureis, et litterae capitales aurcac.. • de,n «bri Bibliotbeca de littera Boloniensi cum col io rubco: itera bibliotehca de littera Anglicana... item in bibliotheca parva pretiosissima de littera Parisiensi cum litteris aureis et ornamento purpureo... ite ni Ea. odus, Leviticus... de littera antiqua... item XII Prophete in uno volumine de littera Lombarda... item moralia B. Gregorii super Job de bona littera antiqua Aretina. Qual ampio campo si offre qui agli studiosi delle antichità de’ bassi secoli a ricercare qual diversità passasse fra questi caratteri, e come essi l’un dall’altro si distinguessero! A me basta il riflettere fin dove giugnesse il lusso in que’ tempi rozzi ed incolti (a). IV. Non ci dee dunque recar maraviglia che sì rare fossero di questi tempi le private e le pubbliche biblioteche. Della Vaticana non trovasi, ch’io sappia, in tutto questo secol memoria alcuna, e i dottissimi Assemani che hanno (u) Sarebbesi qui dovuto trattare dell’invenzione della carta di lino, che semina appartenere al secolo di cui parliamo. Ma ne ho riserbato il discorso al secolo susseguente in cui 1 uso ne divenne più universale.