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primo ia3 Domini Hostiensis: CLVI quinterni taxati Lib. II, Fol x. Il suddetto catalogo non è che di libri appartenenti all’uno e all’altro diritto; e forse ciascuna scienza avea i catalogi de’ libri ad essa opportuni. Ma il farli copiare non era cosa da tutti; perciocchè non picciolo era il prezzo che perciò richiedeasi. Ne’ monumenti citati dal P. Sarti (ib. pars 1, p. 187) veggiamo che per copiar l’Inforziato furono pattuite 22 lire bolognesi, e 80 lire per una Biblia, prezzo a que’ tempi grandissimo, in cui tre lire bolognesi corrispondevano a due fiorini d’oro (ib. p. 481), il valor de’ quali era allora tanto maggior del nostro. E per iscrivere un Messale ornato a lettere d’oro ed a pitture troviam in un monumento dell’anno 1240 presso gli Annalisti camaldolesi, che parecchi monaci contribuirono oltre a 200 fiorini (Ann. camald, vol. 4? p- 348). Ciò non ostante anche ne’ libri s’introdusse ben presto il lusso , e si cominciarono a dorare le lettere iniziali, e ad ornare di capricciose figure i contorni delle pagine. Odofredo , sempre leggiadro ne’ suoi racconti, narra di un cotale che mandato da suo padre a studiare in Parigi coll’assegno annuale di 100 lire, egli tutte gittavale in far adornare e dipingere i suoi libri, e in farsi calzar di nuovo ogni sabato: Dixit Paterfilio... Vade Parisius vel Bononiam, et mittam tibi annuatim contimi Uh ras. Iste quid fecit? Ivit Parisius, et fecit libros suos babuinare de literis aureis... ibat ad cerdonem, et faciebat se calceari omni die Sabati (De Senatusconsult. Macedon.). La voce babuinare, coniata dal nostro