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PRIMO 131 aprire un’ampia, universale e pubblica biblioteca , e ad agevolare e a promuovere per tal maniera gli studi. Anzi io rifletto che il nome di biblioteca era talvolta usato a spiegare non altro che i libri della sacra Scrittura, come osserva il du Cange (Glossar, med. et inf Latin, ad voc. Bibliotheca). Così nel testamento di Jacopo da Bertinoro, fatto in Bologna l’anno 1199 e pubblicato dal P. Sarti (De Prof. Bonon. t. 1, pars 2, p. 145), ove veggiamo ch’ei lascia due biblioteche alle chiese di s Vittore e di S. Giovanni in Monte, deesi intendere in questo senso. Tanto era allor grande la scarsezza de’ libri, che col donare una Biblia credeasi di fare uno splendido donativo. II. Ad ogni modo era pur necessario l’aver de’ libri, e conveniva perciò trovar maniera con cui provvederne chi ne fosse bramoso. A tal fine io penso che in tutte quelle città che aveano pubbliche scuole, fosse un sufficiente numero di scrittori che si occupassero in far copie de’ libri più necessarii per poscia venderli agli scolari. Osservo in fatti che nel monumento appartenente all’Università eretta in Vercelli, di cui nel capo precedente si è favellato, tra i patti stabiliti fra quella comunità e i professori di Padova che colà dovean recarsi, questo si esprime che vi abbia due copiatori , i quali provvedano agli scolari le copie pe’ libri opportuni per l’uno e per l’altro diritto e per la teologia , e le vendano a quel prezzo che da’ rettori sarà fissato: Item habebit Commune Vercellarum duos Exemplatores quibus taliter providebit, quod eos scolares