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PRIMO I l5 ms ci ha data una somigliante descrizion dello stato in cui era Milano verso la metà del secol seguente, fa espressa menzione, come allora vedremo, dei professori di legge, di medicina. di filosofia; e così sembra che avrebbe dovuto fare ancor Buonvicino, se tali professori ai suoi tempi vi fossero stati. Convien dire che le funeste vicende a cui nel secolo XII era stata soggetta questa città, e le continue guerre da cui in questo ella fu travagliata, non le permettessero di rivolgere efficacemente il pensiero a far fiorire le scienze; e che perciò costretti fossero i Milanesi che volevano in esse istruirsi, ad andarsene altrove. E poichè anche in Pavia non si trova vestigio di professori e di scuole in questo secolo (a), avranno i Pavesi e i Milanesi probabilmente dovuto recarsi o a Bologna, o ad alcun’altra delle città ove le scienze fiorivano felicemente. In fatti nel Catalogo degl’illustri Scolari di quella università pubblicato dal P. Sarti, veggiam nominati parecchi Milanesi, (a) II poc’auzi lodato sig. Siro Comi mi corregge amichevolmente, perchè qui ho asserito, secoudo lui, nullum hocmel saeculo tcrtio decimo ncque doctorum ncque scliolarum Ticincnsium vestigi um occurrcre; e pruova di fatto che in Pavia cran non pochi giureconsulti, avvocati, ec. (Phitelphus Acchigym. Tici/t. Vindie, p. i4q). A ine sembra però, che avendo io asserito soltanto che in Pavia non si trova vestigio di professori e. di scuole in questo secolo , la mia asserzione non sia distrutta col dimostrare che in Pavia erano molti giureconsulti ed avvocati e dottori; giacche io ragiono solo di scuole e di professori che dalle cattedre insegnano; e possono in una città trovarsi molti giureconsulti , senza che perciò vi siano pubbliche scuole.