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I l4 LIBRO de1 cittadini, ma ancora la quantità de’ viveri di diverse sorte che ogni giorno vi si consumava, il numero degli artefici di ciascheduna professione, ed altre somiglianti notizie, le quali sono state di fresco con esattezza illustrate dal diligentissimo conte Giorgio Giulini (Mem, di Mil. t. 8, p. 3i)2, ec.). Or in essa noi troviamo che erano di quel tempo in Milano 200 giudici ossia giureconsulti, 400 notai, 600 notai imperiali, 200 medici, e, ciò che più appartiene al nostro argomento, 80 maestri di scuola, Magistri Scholarum, qui pueros instruunt lxxx. Di quali scienze essi fosser maestri, qui non si dice; ma quella espressione qui pueros instruunt, ci fa sospettare che non si debbano intendere queste parole se non di scuole gramaticali ed elementari proprie de’ fanciulli. Direm noi dunque che in Milano, ove era pure si gran numero di giureconsulti e di medici, non fossero scuole di giurisprudenza e di medicina? Crederem noi che mentre in tante altre città minori assai di Milano erano scuole di quasi tutte le scienze, questa città non avesse che 80 pedanti, e per le altre scienze non vi fossero professori? Io confesso che per una parte ciò mi sembra impossibile; ma per l’altra il testo di Buonvicino cel rende quasi indubitabile, perciocchè un uomo che dice persino che erano in Milano 4000 forni e 1000 osterie e 400 macellai, non avrebbe certo taciuti i professori di sì nobili scienze, o non gli avrebbe nominati così alla rinfusa col titolo di maestri che fanno scuola a’ fanciulli. Lo stesso Galvano Fiamma che in una sua Cronaca