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98 LlCllO quel regno, ei si rivolga a riformare e far di nuovo fiorire felicemente l’Università di Napoli. Ivi non si esprime il nome nè del papa nè del re; ma io penso che non sia difficile lo stabilire a chi essa appartenga. L’anno 1266 Carlo entrò al possesso di quel regno; e parmi perciò verisimile che il pontefice Clemente IV, che allora occupava la cattedra di S. Pietro, gli scrivesse in quell’anno stesso la lettera mentovata. In fatti tra’ Capitoli pubblicati dal re Roberto a regolamento di quel regno veggiamo un amplissimo privilegio di Carlo I (Capitul. Regni, tit. Privileg. Colleg. Neap. Stud.), segnato in quest’anno medesimo a favore dell Università di Napoli; col quale grandi privilegi ei concede a’ professori non meno che agli scolari, e quello singolarmente di avere un giustiziere o giudice loro proprio, che renda ad essi giustizia, e che provveda a tutti i loro vantaggi e a’ lor bisogni; il qual giudice tre assessori dovea avere, uno oltramontano per gli scolari d’Oltremonti che colà si recassero, uno italiano per quelli di diverse provincie d’Italia, il terzo regnicolo pe’ nazionali. Il Giannone aggiunge (Stor. di Nap. t 3 , l. 20, c. 1, parag 2) che vi chiamò da ogni parte celebri professori; di che non possiam dubitare. Ma ei nomina tra gli altri Jacopo da Belviso , il quale non visse che più anni dopo, e di cui parleremo nel tomo seguente. A render però famosa l’Università di Napoli di questi tempi può bastare il solo S. Tommaso d’Aquino, che dal re Carlo fu ad essa chiamato collo stipendio, come afferma il Giannone, di un’oncia d’oro al mese. Di lui dovremo parlare nel libro seguente.