Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/97

36 LIBRO che fra tutte le corporali fatiche quella singolarmente mi piace de’ copiatori, che egli coll’usata voce latina chiama antiquarii. E non si posson leggere senza un dolce sentimento di tenerezza le minutezze a cui egli discende, nel raccomandar loro qual maniera debban tenere per ben copiarli (ib. c. 15). Egli giunse perfino a chiamare al suo monastero artefici valorosi per legare i codici pulitamente, e a disegnare egli stesso le immagini di cui poteansi adornare (ib.). Anzi questa sua sollecitudine fu tale, che in età di ()93 anni (praef. ad l. de Orth.) non si sdegnò l’ottimo vecchio di comporre ad uso de’ suoi monaci un trattato, di Ortografia, perchè apprendessero a scrivere esattamente. Nè pago di esortare gli altri a questo lavoro, vi si esercitava egli stesso, ma in quella maniera che si conviene ad uom dotto} perciocchè egli rammenta (praef. ad Instit. div. lit.) di avere esaminati e confrontati tra loro parecchi codici della sacra Scrittura, per averne un ben corretto esemplare. A questo fine medesimo egli arricchì il suo monastero di una copiosa biblioteca. Aveane già egli una in Roma, e ricorda egli medesimo (de Musica) un libro da un certo Albino scritto intorno alla musica, ch’egli avea ivi nella sua biblioteca. E questa probabilmente avrà egli fatta trasportare al suo monastero} benchè la maniera con cui egli a questo luogo ne parla, mi sembri indicare ch’ei non l’avesse ancor fatto. Ma oltre ciò, egli mandò in ogni parte a cercar libri ad uso dello stesso suo monastero. Noi veggiamo ch’egli parli a’ suoi monaci de’