Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/92

PRIMO 3l XVn. Ma col finire del regno degli Ostrogoti non ebber fine le sciagure dell’infelice Italia. Benché Narsete ne rendesse il dominio alfimperador Giustiniano che ancor regnava, ebbe egli nondimeno ancor per più anni a combattere e contro varie bande de’ Goti che occupavano alcune piazze, e contro numerose schiere di Alemanni e di Franchi scesi ad innondarla dalla Germania. Egli si mostrò sempre quel valoroso ed eccellente capitano ch’era stato in addietro, e insieme attese con premurosa sollecitudine a ristorare l’Italia, per quanto gli era possibile, da’ sofferti danni. E ciò non ostante accusato all’imperadore Giustino, il quale l’anno 565 era succeduto a Giustiniano suo zio materno, di trattare i popoli con insofferibil durezza, e perciò richiamato a Costantinopoli, l’ottimo vecchio ne morì di dolore l’anno 567. Ma la morte di Narsete fu troppo fatale all’impero greco , perciocchè l’anno seguente i Longobardi invasero furiosamente l’Italia, e cominciarono a impadronirsene, come avremo a vedere nel libro seguente. XVIII. Prima però di passare a ragionare in particolare degli studj di questo tempo di cui ora trattiamo, vuolsi qui fare una riflessione eli’ io non so se da altri sia stata fatta finora. Giustiniano pubblicò il Codice l’anno 529, mentre regnava in Italia Atalarico; e in esso, oltre alle leggi appartenenti agli studj, vedesi applicata anche a Roma la legge che, come a suo luogo dicemmo , solo per Costantinopoli avea pubblicata Teodosio il Giovane, legge in cui ordinavasi che in Roma nel Campidoglio, ovo