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22 LIBRO Non solo egli avea coltivata la latina letteratura, ma nella filosofia ancora, e in quella di Platone singolarmente, era bene istruito, e ne facea le sue delicie (Procop. (de Bello goth. l 1, c. 3). Ma in mezzo alle lettere e alla filosofia egli era uomo scellerato, codardo, avaro, e nelr arte della guerra del tutto inesperto. E ben diede egli tosto a vedere il malvagio suo animo col rilegare nel primo anno del suo regno in un’isolelta del lago di Bolsena la regina Amalasunta, ov’ella poco appresso o per comando, o col consenso di lui fu strozzata. Ei nondimeno tenne ancor Cassiodoro alla corte, e di lui si valse a suo segretario, e il mantenne nella prefettura del pretorio, come dalle lettere da lui scritte a nome di questo re e a nome suo ancora si raccoglie (l. 10 Var. ep. 2; l. 11, 12). Frattanto Giustiniano imperador d’Oriente, che mal volentieri vedeva l’Italia in man de’ Goti, sotto pretesto di vendicare la morte di Amalasunta mosse guerra a Teodato 5 e l’anno 536 pose piede in Italia coll’esercito imperiale il celebre Belisario che già avea soggiogata e renduta all’imperador la Sicilia, e diè principio alla più arrabbiata e più orrenda guerra che mai si vedesse, la quale per lo spazio di diciassette anni devastò per tal modo l’infelice Italia, che per più secoli non potè risorgere e riaversi dalle sofferte sciagure. Teodato timido e vile si rendette sì odioso e sì spregevole a’ suoi, che Vitige da lui fatto general dell’esercito fu da’ soldati lo stesso anno 536 acclamato re, e Teodato rifugiatosi a Ravenna vi fu ucciso. Vitige servissi egli