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QUARTO 665 vasto e magnifico tempio che l’abate Desiderio, che fu poi papa col nome di Vittore III, avea fatto innalzare in Monte Casino, così prosiegue: Legatos interea Constantinopolim ad locandos artifices destinat, peritos utique in arte musiaria et quadrataria, ex quibus videlicet alii absidam et arcum atque vestibulum majoris Basilicae musivo comerent, alii vero totius Ecclesiae pavimentum diversorum lapidum varietate consternerent (ib. l. 3, c. 29). Quindi dopo avere narrato con qual finezza e maestria di lavoro eseguissero i greci artefici l’incarico loro addossato, conchiude: Et quoniam artium istarum ingenium a quingentis et ultra jam annis magi sira latinitas intermiserat, et studio hujus, inspirante et cooperante Deo nostro, hoc tempore recuperare promeruit, ne sane id ultra Italiae deperiret, studuit vir totius prudentiae prelosque de monasterii pueris eiusdem artibus erudiri. Or che è ciò finalmente che qui ci narra Leone? Che Desiderio da Costantinopoli fece venire periti artefici: ma in qual arte periti? in arte musiaria et quadrataria.; cioè, come ognuno intende, nel lavorare i musaici e i pavimenti intarsiati a marmi di varj colori. Qui di pittura non si fa motto. Anzi al fine del capo medesimo Leone rammenta ancor le pitture di cui Desiderio ornò quel tempio , e non dice ch’esse parimente fosser lavoro de’ Greci. Quindi ancorchè le parole di questo storico si sogliano intendere nel senso più rigoroso, al più dovremo concedere che pe’ musaici e pavimenti intarsiati fossero da Costantinopoli chiamati i Greci; che quest’arte fosse interamente