Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/707

LIBRO avveline ancora della giurisprudenza. Due famosi giureconsulti italiani si videro di questi tempi passare l’uno in Inghilterra, l’altro in Francia e aprirvi scuola, e rivolgere a sè lo sguardo e la meraviglia di quelle nazioni. Un cotal Vacario che nell’antica Cronaca di Normandia (Du Chesne Script. Hist. Normann p. 983) dicesi generalmente di patria lombardo, dopo l’anno 1140 fu da Teobaldo arcivescovo di Cantosberi chiamato in Inghilterra, perchè v’introducesse lo studio delle leggi romane, come narrano Giovanni di Sarisberì (Policrat l. 8 , c. a a), ed altri autori contemporanei citati dal P. Sarti (De Prof. Bon. t. 1, pars 1, p. 50, ec.). Questo dotto scrittore ha lungamente esaminato ciò che appartiene a Vacario, ed ha confutato gli errori di altri scrittori, e del Seldeno singolarmente, che appoggiato a un passo guasto della sopraccennata Cronaca ha confuso tre diversi personaggi in un solo, cioè il nostro Vacario , Ruggero monaco del monastero di Bec, e Ruggero beneventano. Nella stessa Cronaca di lui si narra che per agevolare a’ poveri lo studio delle leggi, del Codice e de’ Digesti, fece un Compendio diviso in nove libri, i quali potean bastare a qualunque uso della scuola e del foro. Grande era il concorso che alla scuola di Vacario faceasi in Oxford, ov’egli insegnava (Gervas. Dorobern. edito a Selden. p. 1348), e grande il plauso con cui veniva ascoltato. Ma ciò non ostante il re Stefano, qualunque ragion se ne avesse, fece un severo divieto di tale studio, impose silenzio a Vacario, e ordinò che niuno potesse presso di sè ritenere i libri