Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/703

642 LIBRO contrario il cavalier Flaminio dal Borgo assai lungamente si stende a provare (Diss. sull’Ori», dell Univ. di Pisa, p. 18, ec.) che non si può intendere che del primo. S’io debbo dire ciò che ne penso, a me sembra che le ragioni da lui addotte non bastino a persuadercelo. Egli dice che verso l’anno 1213 Pisa era sconvolta dalle guerre civili, e perciò non era sede opportuna agli studj; e ci rimette a ciò di’ egli ne narra nelle sue Dissertazioni sull’Istoria pisana. Ma io trovo ch’egli ivi racconta, parlando di questi tempi, che benchè la Repubblica pisana fosse anch’ella stata soggetta a soffrire alcune molestie..., tuttavia si godeva nell interno di essa una tranquillissima pace fra i cittadini (1.1 -par. i.p. 176). Egli aggiugne che un monaco non avrebbe cercato ili attendere agli studj legali dopo il divieto fattone da Alessandro III l’anno 1163 , e che perciò la lettera deesi credere scritta innanzi a quel tempo. Ma egli stesso poco dopo ci reca i posteriori divieti di Onorio III e d’Innocenzo IV, da’ quali raccogliesi che un tal abuso , non ostante la legge di Alessandro III, durava ancora. Io non ho tempo a esaminare tutte le altre ragioni che da lui si arrecano a pruova del suo parere. Una riflessione sola basterà, s’io non erro, a mostrare che la lettera controversa non deesi credere scritta nel secolo XI. Ivi si dice che quasi per tutta l’Italia era gran numero di scolari venuti da lontani paesi allo studio legale. Per totani fine Itali am scolar es et maxime provinciales legibus caterva ti m sludium adlàbentes conspicio. Or egli è certissimo da tutto il fletto lin