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QUARTO 5 45 aspra e<l altera, per cui credendosi di superar tutti in sapere, contro il suo maestro medesimo volgevasi arditamente, e gli facea villanie. Questo è il carattere che Anna fa di questo iìlosofo; nel che però a me sembra che si possa non senza ragion sospettare che l’invidia greca avesse non poca parte. E certo o convien dire che Giovanni non fosse di sì tardo ingegno, come Anna afferma , o che ben rozzi fossero allora i Greci, i quali, come ella stessa soggiugne , eran ripieni d’ammirazione per l’ingegno e pel saper di Giovanni, che usando principalmente della dialettica disputava sovente in pubblico contro lo stesso Psello, e ciò con tal plauso, che benchè il primo vanto si desse dai Greci al Greco, era nondimeno Giovanni avuto in altissima stima, e dall’imperadors Michel Duca e da tutta f augusta famiglia sommamente onorato. Frattanto sorta essendo nel cuor de’ Greci qualche speranza di ricuperare il dominio dell’Italia, Giovanni fu mandato a Durazzo nell’Albania, perchè più d’appresso potesse secondare que’ movimenti che perciò si facevano. Ma Giovanni si condusse per modo , che fu accusato di fellonia all1 imperador Michele; da cui perciò fu spedito chi il cacciasse fuor di Durazzo. Giovanni, avutone avviso, fuggissene a Roma; ed ivi sì destramente si adoperò , che, ottenuto da Michele il perdono, tornò a Costantinopoli, ove gli fu assegnato a sua stanza il monastero detto del Fonte. Avvenne intanto che Niceforo Botoniate avendo l’anno 1078 usurpato l’impero tolto a Michele Duca e a Costantino di lui figliuolo, Michele Tnunoscni, Vol. III. 35