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QUARTO 509 già da lungo tempo appena abbiam trovato in Italia a chi si potesse dare con qualche ragione l’illustre e onorevole nome di filosofo. Ma ora a queste scienze ancora comincia a rendersi almeno in parte l’antico lustro, e i loro nomi non sono più per gl’italiani stranieri e barbari, come in addietro. Ne’ tempi più antichi avea la filosofia fatto tra gl’Italiani quel sì felice progresso che nel primo tomo abbiamo osservato, parlando delle due antiche scuole che singolarmente vi fiorirono, la pittagorica e l’Eleatica. I Romani col divolgare i libri di Aristotele, e col recare nelle loro lingue le opinioni e i sistemi de’ più illustri filosofi, aveanle accresciuto nuovo ornamento. Or nel decadimento in cui ella era, gl’italiani parimenti furono i primi (a) (a) L’imparziale sincerità che mi è stata e mi sarà sempre di guida in queste ricerche, mi obbliga a confessare che prima che in Italia cominciarono a rifiorire gli studj tra gli Arabi, i quali già da alcuni secoli coltivavano con ardore la filosofia, alcune parti della matematica, e singolarmente l’astronomia, e inoltre la medicina ed altre scienze. Di fatto i primi esemplari che in questo e nel secol seguente si ebbero delle opere de’ greci filosofi e medici, furono per lo più le traduzioni che fatte ne aveano gli Arabi , e su esse comunemente furono lavorate le prime versioni latine, benchè taluna fin dal secolo XII se ne facesse su gli originali greci, come vedremo nel tomo quarto. Veggasi intorno a ciò l’opera altre volte lodata del ch. abate Andres (Dell’Origine, ec. d’ogni Letteratura , t. 1 , p. 158, ec.) , il quale a ragione si può chiamare P illustratore e il vindice dell’arabica letteratura. Egli si studia ancora di difender gli Arabi dalla taccia che da molti loro si appone , di avere introdotte le scolastiche sottigliezze. E se egli intende di provar solamente che cotali sottigliezze fossero usate assai prima, niuno, io credo, vorrà