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534 LIBRO più se ne trova con grande stento qualche rarissimo saggio qua e là sparso. Or è egli possibile che, trattandosi di un pubblico monumento, si volesse usare di questa lingua? Anche al presente nelle iscrizioni di questo genere più frequentemente assai si adopera il latino che non l’italiano. Crederem noi dunque che mentre appena nasceva la nostra lingua, ella fosse usata in una tal occasione? Io confesso che non so indurmi a crederlo, finchè non se ne adducano più certe pruove (*). Vili. 11 secondo saggio di volgar poesia da noi accennato si riferisce da Vincenzo Borghini (Discorsi, par. 2, p. 26), e dopo altri dal Quadrio (t 2 , p. 150), e dicesi tratto da una lapida che a’ tempi ancor del Borghini conservavasi in Firenze nella nobil casa Ubaldini. Questo autore l’ha fatta scolpire in rame colla forma (*) Il eh. P. Ireneo Affò nell’erudita dissertazione premessa al Dizionario poetico, da lui stampato in Parma nei 1777, esamina minutamente questi due antichissimi monumenti della volgar poesia, e ce ne dà una esattissima descrizione. Egli pure rigetta come supposta la lapida della nobil famiglia Ubaldini; ma crede sicura ed autentica l’iscrizione ferrarese; e si fonda singolarmente sulla figura de’ caratteri in essa usati. A me par certo di aver veduta qualche iscrizione del secolo xiv, e anche del xv formata con caratteri somiglianti ,• ma ancorchè ciò non fosse, perchè questo argomento avesse tutta la sua forza, converrebbe aver sotto l’occhio il sasso medesimo, e la iscrizione, qual fu in essa scolpita. Ma esso più non esiste, e della iscrizione non abbiamo che copie, ed esse ancora fatte da tali persone, delle quali non possiamo abbastanza fidarci. Il che congiunto all’autorità del Guarini che afferma quella iscrizione non essere stata scolpita che nel 1340, confesso che mi tien tuttora dubbioso sull’antichità di un tal monumento.