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5ao libro avrebbe aggiunta nuova bellezza a’ lor versi: e potevano ancora essere invitati a usar della rima dall’esempio di qualunque nazione; poichè presso qualunque nazione, e presso i Latini singolarmente, potean vederne la norma. Ciò che più è degno d’essere ricercato, si è quale delle due lingue volgari che a questo tempo cominciavano in Italia e nelle provincie con essa confinanti ad essere in uso, cioè l’italiana e la provenzale, fosse la prima a usar de’ versi rimati (23). III. Se a decidere questa contesa vogliam usar solamente l’autorità di qualche antico scrittore, sembra che la gloria di avere prima d’ogni altra nazione usata ne’ versi volgari la rima, debbasi agl’italiani, cioè a’ Siciliani. Il Castelvestro fu il primo, ch’io sappia, ad affermarlo, confutando la contraria opinione del Bembo (Giunte alle Prose del Bembo, p. 38 ed. di Nap. 1714)- E a provarla egli si vale di due passi dell’Opere del Petrarca. Questi parlando de’ diversi generi di letteratura e di poesia allora usati, Pars, dice (praef. ad Epist. famil.), mulcendis vulgi auribus intenta suis et ipsa legibus utebatur. Quod genus apud Siculos (ut (et) Avvertasi ch’io fo qui il confronto tra le due sole lingue provenzale e italiana; e che al più il confronto si può stendere alle altre lingue volgari formate dalla latina. Quindi non mi pare opportuna l’aggiunta fatta dal sig. Laudi (l. 2y/j. ¡4) a questo passo della mia Storia, ove ci dice che la lingua tedesca può contrastare agl1 Italiani l’antichità della poesia. Più altre lingue, e singolarmente l’arabica , potrebbon entrare in questo contrasto. Ma ogniun vede ch’io non ragiono delle lingue che diconsi madri, ma di quelle che dalla lingua latina si son formate.