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QUARTO 5I7 cosi esso dopo essersi trattenuto per lungo tempo, per così dire, entro le domestiche mura, divenne poscia più ardito, e osò ancora di uscire in pubblico, e mostrarsi ne’ libri e ne’ monumenti che dovean passare ai posteri. Di ciò già abbiam favellato nella Prefazione a questo tomo premessa, ove abbiamo investigata l’origine della lingua italiana. Qui dobbiam solo cercare della poesia, e esaminare a qual tempo cominciasse in essa ad usarsi questa lingua medesima. Su questo argomento ancora si è scritto molto da molti; ed io non potrei uscirne giammai, se tutte volessi esaminare le opinioni diverse di diversi scrittori, e scoprir tutti i falli in cui molti di essi sono caduti. Atterrommi dunque al mio usato costume di sceglier ciò solo eli’ è più degno di risapersi, e di trattare colla maggiore esattezza che mi sia possibile quelle sole quistioni che alla storia dell’italiana letteratura sono più importanti. II. E primieramente a me sembra inutile quella che pur da alcuni si tratta diffusamente, cioè a qual nazione si debba l’invenzion della rima (22). Ogni lingua ha parole che hanno la (a) Benché antichissimo sia l’uso della rima, esso però non basta a trovar l’origine del verso italiano; perciocchè questo non si distingue sol dal latino per mezzo della rima , la quale quanto di ornamento accresce alla italiana poesia, tanto ne toglie alla latina, ma ancora perchè il verso latino è formato singolarmente , come dicono i gramatici , dalle misure del tempo, e perciò chiamasi metrico; l’italiano è formato dal numero delle sillabe e dalla posizion degli accenti, e perciò chiamasi armonico. Or chi furon i primi a usare di questa sorta