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403 LIBRO 10 stesso Burgondio nel prologo premesso alla sua traduzione dell1 Omelie di S. Giovanni Grisostomo sul Vangelo di S. Giovanni (Martene Collect. vet. Script t. 1, p. 828), in cui racconta che essendo per affari di Pisa sua patria andato ambasciadore a Costantinopoli, ed avendo ivi perduto per morte un suo figlio detto Ugolino, per recargli suffragio con qualche opera di pietà, avea determinato di accingersi a tal versione, dacchè, ei dice, io avea già per 178 l’addietro offerta al pontefice Eugenio III la traduzione delle Omelie del medesimo Santo sul Vangelo di S. Matteo. Quindi soggiugne che non avendo per la moltiplicità degli affari potuto ivi condurre a esecuzione il suo disegno, nel suo ritorno giunto a Messina cominciò a recare quelle Omelie di greco in latino, e continuando il viaggio continuò pure e trasse a fine la traduzione. Dall1 epitaffio, di cui or or parleremo, raccogliesi ancora eli1 egli avea tradotte le Omelie di S. Giovanni Grisostomo sulle Lettere di S. Paolo. Inoltre egli recò dal greco in latino l1 opera della Fede Ortodossa di S. Giovanni Damasceno con alcuni altri opuscoli del mede imo. Delle quali e di alcune altre versioni, e de’ codici manoscritti che ancor ce ne restano , veggasi f Ondili (De Script eccl. t 2, p. 1296), il Fabricio (Bibl. lat. med. et inf. aet. t. 1, p. 304), il cavalicr dal Borgo (Orig. dell’Univ. Pisana p. 87), monsignor Gradenigo (l. cit. c. 7), il conte. Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 2, par. 2, p. 1768) e il ch. ab. Lorenzo Mehus (Vit. Ambr. Camald. p. 217). Tra queste versioni fatte dal greco per opera di Burgondio essi annoverano ancora due