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XX. Vescovi francesi in II alia , e dotli 11alluni in Trancia. 45o LlDIlO XX. Noi concederem parimenti a’ Francesi ciò che hanno con ragione affermato i più volte citati Maurini (Hist. littér. de la France, t.7, p. 156), cioè che alcuni de’ vescovi che furon celebri a questi tempi in Italia pel lor sapere, singolarmente nelle provincie che formano ora il regno di Napoli e di Sicilia, furon francesi, ossia normanni, venuti colla loro nazione in Italia. Tali furono, oltre Adelmar.no eh cri co prima di Liegi, poi vescovo di Brescia, stato già condiscepolo e poscia oppugnatore di Berengario (V. Collect. PP. Brixiens. p. 409, ec.), Milone arcivescovo di Benevento, Goffrido e Gulmondo arcivescovi d’Aversa, e più altri citati dagli stessi autori, i quali però hanno tra i dotti vescovi annoverati alcuni del cui sapere non ci è rimasta memoria, o monumento alcuno. Ma desideriamo insieme ch’essi non si sdegnino di confessare che l’Italia non sol diè alla Francia i cinque illustri maestri de’ quali abbiam ragionato, ma altri eziandio che col lor sapere ottennero ivi stima e onori non ordinarj; i quali tanto più son da pregiarsi, perchè i Francesi venuti in Italia ebbero comunemente cotali onori da’ lor nazionali, cioè da’ Normanni; gl’italiani al contrario passati in Francia gli ottennero pel solo merito loro dagli stranieri. Un Guido lombardo, dotto nella divina al pari che nell’umana filosofia , verso la metà dell’ xi secolo era in Francia per testimonio di un antico scrittore (Hist. Franc, a Roberto rege ad mortem Philip, reg. edita a Pitheo). Tra’ vescovi di Avranches veggiamo un Michele italiano di patria, celebre per la sua dottrina, che tenne quella sede