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432 unno e Anseimo di lui scolaro tenessero scuola in questo monastero, il latino dei Francesi era ■ d ordinario incolto, grossolano e barbaro: la lor teologia era rozza, inanimata e mane unte spesso di esattezza nei ragionamenti; la lor filosofia ancora non consisteva che in una misera dialettica, e della metafisica appen i conoscevano il nome. Ma dappoichè questi due grand uomini ebbero fatte le pubbliche loro lezioni così a voce come in iscritto, tutte queste facoltà letterarie giunsero a un grado di perfezione, cui i più illuminati secoli posteriori non hanno avuta difficoltà a prendere per modello. Lanfranco fece rivivere l’ingegnosa e trionfatrice maniera if impiegare le armi che a difender la Fede somministra la teologia. Anselmo sciolse quistioni teologiche sconosciute fin a quel tempo ed oscure; e chiaramente mostrando la conformità delle sue decisioni coll’autorità della sacra Scrittura, scoprì ai teologi un nuovo metodo di trattar le cose divine , accordando la ragione colla rivelazione. Insegnò a’ filosofi a sollevarsi non solo sopra le sottigliezze e il barbarismo della scuola , ma ancora sopra tutte le cose sensibili, e a far uso dell’idee innate e del lume naturale che il Creatore ha comunicato alt umano intendimento. Anselmo ne diede saggio egli stesso in diversi libri che gli hanno meritato il titolo del più eccellente metafisico ciie dopo i tempi di S. Agostino ci sia vissuto. Fin qui essi, e in più altri luoghi ancora dell’opera loro fanno somiglianti elogi di questi due celebri ristoratori delle scienze e della buona letteratura; dopo